1910, 14 marzo, Michelangelo Guacci nasce a Trani (BA), figlio primogenito di Giovanni e Isabella Laurora. La famiglia di Giovanni Guacci, che ha impiantato un’azienda nella città “redenta”, si ricongiunge a Trieste: Michelangelo la raggiunge da Trani, dove era restato affidato alla zia paterna Maria.
1926 Interruzione degli studi per una breve parentesi come impiegato presso la Banca d’Italia. Colpito da paratifo, il futuro artista lascia l’impiego e riprende gli studi al liceo scientifico. Sognava di diventare direttore d’orchestra e inizia lo studio del violino.
1932 Si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio (l’unica allora esistente a Trieste) e si dedica con trasporto alla pittura che fin da ragazzo – aveva avuto come insegnante di disegno l’ottimo prof. Brill – ha sempre considerato la sua vera vocazione. Partecipa con successo alle mostre universitarie e si inserisce senza difficoltà nell’ambiente “di punta” della giovane pittura triestina.
1934 Partecipa con una serie impegnativa di opere alla mostra sindacale che si tiene nel padiglione Del Giardino Pubblico. Anche il fratello Antonio e’ presente con alcune sculture.
1937 Ha nuovamente occasione di essere assunto alla Banca d’Italia. Si laurea pochi mesi dopo, discutendo una tesi sui banchieri fiorentini del Trecento.
1939 Trasferito a Fiume e assegnato all’ufficio contabilità e’ costretto ad assentarsi per qualche mese per motivi di salute. Medita di abbandonare un’attività a lui sostanzialmente poco congeniale e di dedicarsi all’insegnamento ma la promozione a effettivo lo dissuade da tale proposito.
1940 Viene trasferito a Bergamo. Non viene chiamato alle armi perche’ inabile per la forte miopia.
1941 Il 23 luglio si sposa con la triestina Anna Ilias, che ha conosciuto negli anni universitari. Dal matrimonio nasceranno le figlie Isabella (1945) e Mariella (1949).
1943-45 Nei mesi estivi risiede a Trescore che raggiunge giornalmente in bicicletta da Bergamo. In una di tali trasferte viene fermato dai tedeschi e caricato su un camion di “ostaggi”: riesce a salvarsi, unico, buttandosi dal veicolo in corsa.
1940-52 Gli anni bergamaschi: il periodo della guerra e del dopoguerra, rappresentano un periodo molto duro. L’impegno del lavoro in banca, la responsabilità della famiglia, l’impenetrabilità dell’ambiente artistico locale, tutto congiura a tenerlo lontano dall’arte: ma le poche cose prodotte in quegli anni mostrano, come dice Gioseffi, “il perfetto aggiornamento e l’inesausta felicità della sua vena”. Basti ricordare “Ombrelli” del 1948 o “Madonna in gloria” dello stesso anno.
1951 E’ eletto presidente del sindacato dei bancari delle Province Lombarde. In tale veste ha occasione di recarsi mensilmente a Roma.
1952 Nel dicembre ottiene il trasferimento a Trieste. Riprende con entusiasmo l’attività pittorica, mai, del resto, veramente abbandonata. Ne risultano immediatamente opere di altissima qualità come “il Violoncello” e “Piccioni”, dipinti nel 1954, o “La giostra” del 1955.
1954 Colpito da infarto (dicembre), e’ costretto a una lunghissima convalescenza.
1957 Allestisce la prima mostra personale presso la Sala Comunale d’Arte di Trieste.
1958 Espone l’opera grafica, insieme all’amico Ernesto Zenari, alla Galleria Parovel di Trieste.
1961 Mostra delle opere di carattere sacro, sempre insieme a Ernesto Zenari alla galleria dei Rettori di Trieste.
1962 Mostra personale alla Galleria Nerea di Udine.
1964 Estate espone in una mostra collettiva a New York alla Chase Galery. Invitato dal pittore Edoardo Devetta, e’ tra i fondatori della Galleria “La Bora”, gestita da un gruppo di artisti (il trevigiano Nando Coletti, Renato Daneo, Tiziana Fantini, Livio Rosignano, Marino Sormani) e inaugurata nel giugno di quell’anno. Ottiene, per motivi di salute (ha avuto altri tre infarti) il pensionamento. In novembre allestisce alla Sala Comunale d’Arte di Trieste la sua seconda mostra “personale”. Gli viene commissionata un’opera per la galleria d’arte della turbonave Raffaello, in cui erano presenti i principali pittori italiani: invia un quadro, “Clown con piffero” di cui si perderanno le tracce quando la “Raffaello” verrà smantellata.
1965 Mostre personali a Treviso (marzo: Galleria “Di Barbara”) e a Gorizia (settembre : Galleria “ProLoco”).
1966 Viene eletto Presidente del Sindacato Pittori e Scultori del Friuli Venezia Giulia. Nel luglio e’ chiamato a far parte del Curatorio del Civico Museo Revoltella, dove ha l’incarico di tesoriere.
1967 Si dimette da Presidente del Sindacato Regionale Pittori e Scultori. A ottobre invia alcune opere alla Mostra Biennale d’arte Triveneta di Padova per le quali viene notato dai critici Luigi Carluccio e Maurizio Calvesi.
Muore improvvisamente il 17 ottobre mentre stava prendendo i contatti con la galleria Gian Ferrari di Milano in vista di una sua mostra personale in quella città.

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